Difficile, forse impossibile descrivere a parole il magma narrativo che Terrence Malick, lontano dalla scene cinematografiche dal 2006 (anno dell'uscita di The New World), ha tentato di far confluire in The Tree of Life: film di formazione, apologo sull'esistenza dell'uomo inserita nel più complesso quadro della creazione e mutazione del cosmo, intima riflessione sulle ramificazioni della vita e sulle eterne transizioni tra vita e morte, gioie e dolori. Accolto a Cannes da una platea divisa tra meraviglia e confusione, ammirazione e scetticismo, questo quinto (in poco meno di 40 anni di carriera) film di
Malick è (in ogni caso e senza dubbio) destinato a far parlare di sé, e dei ritorti alberi da cui si dipartono i mille rami di un unico mondo privato e universale.
FONTE
Redazione laperitivo.it