Stefano Benni sa dove la realtà cova i suoi mostri. Mostri di ieri, mostri di oggi, mostri che spiano il futuro, mostri quotidiani che confondiamo con gli incubi. Li và a cercare, li stana, li fa sfilare creando per ognuno una identità umana e legandoli tutti al carro dell'immaginazione.
Rose, sognatrice. Armand, sergente della loggia. Costantin Millet, poeta e giardiniere. Marie Luise, intrigante parigina. Sono gli strampalati personaggi di "La signorina Papillon" che il regista mette in scena con grande sensibilità, ironia e immaginazione, rendendo tutta l'efficacia di questa commedia corrosiva e divertente ricca di fantasia e invenzioni linguistiche.
Il paese dei brutti sogni, questo è il sottotitolo del testo, è il luogo, il giardino dove vive la sognatrice Rose. E' il paese fatato da dove non è mai uscita, dove coltiva rose, colleziona farfalle e sogna un mondo perfetto.
I personaggi che le ruotano intorno rappresentano "l'altrove", "l'oltre la siepe", il mondo imperfetto, che preme per fagocitare anche l'ultima bellezza, e dove l'umanità vive la vita vera nella menzogna, nell'ipocrisia, nella corruzione.
E così Rose Papillon si troverà a dover decidere se restare nella sua oasi di pace o se seguire i consigli dei suoi spasimanti/amici e raggiungere l'affascinante e spregiudicata Parigi.
Partire o no e con chi?
Mentre la protagonista si interroga, altri misteriosi avvenimenti minano il suo mondo fatato e quel giardino, da paradiso rischia di trasformarsi in un inferno. Ma è reale ciò che accade? Il sogno si confonde con la realtà oppure no?
Il segno pirotecnico di Benni, di questi ultimi tempi sempre più prezioso e necessario, non risparmia niente e nessuno regalandoci una risata agghiacciante, una lacrima ironica e non ultima, una testarda speranza nella forza dell'intelligenza e della fantasia.
FONTE
Redazione laperitivo.it